L’articolo di Balarm sulla nostra sede!
di Jana Cardinale
Prende nome dai Conti che ne furono proprietari dal 1410 al 1812 ma si trova ad Alcamo. Con la sua robusta mole ha protetto la città e resistito per secoli a violenti attacchi tra cui quello del terribile corsaro Barbarossa
Maestoso e affascinante, avvolto da un’atmosfera che ne evoca piccoli e grandi segreti, assieme alla ricca storia della città di Alcamo, il Castello dei Conti di Modica, abbondante di ambienti da scoprire, fortezza inespugnabile e prestigiosa dimora di Enrico e Federico Chiaramonte – che probabilmente lo costruirono tra il 1340 e il 1350 – accoglie il visitatore con un soffio di eleganza che si trasforma in stupore.
Prende nome dai Conti che ne furono proprietari dal 1410 al 1812, e con la sua robusta mole, impostata su una pianta romboidale, e le quattro torri alternate, due cilindriche e due quadrate, ha protetto la città e resistito per secoli a violenti attacchi, tra cui quello famigerato di un pirata islamico, il corsaro Barbarossa.
Sull’ampia Piazza della Repubblica, il magnifico Castello di Alcamo ha costituito, assieme al Castello di Salemi e a quello di Calatafimi, un triangolo fortificato contro le invasioni provenienti da Mazara e dirette verso Palermo. Nel 1400 erano addetti alla sua custodia, oltre al Castellano, dodici onorati compagni, impegnati con giuramento. Il Castello era allora di tale capacità che, rifornito di munizioni e viveri, poteva sostenere per un mese e mezzo ben trenta compagnie di soldati.
Inizialmente gli alcamesi videro nel Castello chiaramontano il baluardo della loro difesa e il simbolo di accresciuto prestigio, ma ben presto si accorsero che esso rappresentava anche il simbolo della loro perduta libertà. Per cinque secoli, infatti, quasi ininterrottamente, sperimentarono la prepotenza dei suoi vari possessori. La storia del maniero è articolata: nel 1802 morì, senza lasciare eredi, Maria Teresa de Sylva, ultima contessa di Modica, e Alcamo passò sotto la sovranità dei Borboni. Nel 1816, il Castello, per debiti privati, fu venduto all’incanto e passò agli Stuart.
Nel 1828, per una sentenza del Tribunale Civile di Trapani, ne diventò proprietario il Comune di Alcamo. Pur rimanendo solenne per la sua mole architettonica, apparì sempre più grigio, come le sue pietre, per via degli usi impropri a cui fu sottoposto, essendo divenuto dimora esclusiva dei carcerati, lì rinchiusi per la tortura; vi si trovavano anche il locale per le sentinelle e comodi appartamenti per alloggiare ospiti di riguardo: viceré, vescovi e sovrani di passaggio, tra i quali spicca il nome dell’imperatore Carlo V, che definì Alcamo “città opulenta e gioconda”.
Dopo i precedenti restauri, il Castello è stato ampiamente restaurato nel decennio 2000-2010 e oggi è sede museale, vanto della comunità locale.
Al suo interno, infatti, vi sì trovano il Museo Etnografico e l’Enoteca Storica Regionale, l’unica della Sicilia Occidentale, che permettono definitivamente, alle vecchie e nuove generazioni, di riappropriarsi e di godere della magnifica fortezza. Lo stile del Castello nella sua costruzione esterna richiama l’andamento gotico di molte chiese inglesi, con bifore e trifore e un grande rosone sormontato da un arco ogivale.
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